L’appello di cento professori universitari: adottiamo il modello coreano, non bloccate l’Italia


 

Anche alcuni docenti dell’ateneo udinese tra i firmatari. «Sì al modello coreano, più test per uscire dall’emergenza»

UDINE. «Non si può bloccare il Paese. Adottiamo il modello della Corea del sud». Un centinaio di docenti universitari, tra cui, assieme ad altri, i professori di Medicina Francesco Curcio e Leonardo Sechi, assieme al giurista Ludovico Mazzarolli, tutti dell’università di Udine, sollecitano la soluzione che sacrifica la privacy per mappare chi non sta a casa e prevede tamponi per tutti i lavoratori impegnati nella attività rimaste aperte.

E per avere risposte rapide, non è esclusa la validazione dei test sierologici-immunologici. Quest’ultimo punto è fondamentale per l’anima medica visto che sia Sechi sia Curcio stanno già seguendo questa strada.

Sechi che è anche direttore del Dipartimento di area medica dell’ateneo friulano, ha fatto fare il tampone a tutto il personale presente nei suoi reparti, mentre Curcio, in veste di direttore del dipartimento di Medicina di laboratorio dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale, fa…[continua al leggere l’articolo su “Messaggero Veneto”]

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CORONAVIRUS: IL CONTAGIO E IL PRINCIPIO DI NON AGGRESSIONE


di ALESSANDRO FUSILLO 17 marzo 2020

La crisi epidemiologica che l’Italia e il mondo stanno vivendo ha messo in crisi molte certezze anche tra coloro che, come i libertari e i liberali, ritenevano di avere una visione del mondo fatta di principi indubitabili: l’illegittimità dell’intervenzionismo governativo, il principio di non aggressione, la libertà come diritto negativo a non subire interferenze nel proprio progetto di vita. Ma la paura morde e tanti giustificano il sequestro collettivo di un’intera nazione perché la salute, la sicurezza, sarebbero beni superiori.

Molti libertari si sono chiesti, inoltre, se la violazione delle raccomandazioni mediche per evitare il contagio non possa essere intesa, in sé, come aggressione e se, di conseguenza, le misure draconiane poste in essere dai governi di mezzo mondo non debbano essere intese come legittima difesa diretta a evitare un’aggressione.

Cominciamo dalla prima questione. Sto commettendo un atto di aggressione uscendo di casa? Potrei essere, senza saperlo, un portatore sano del virus e potrei così infettare altre persone, tra le quali anche soggetti vulnerabili che potrebbero cadere vittime della mia involontaria “aggressione”. Qual è la condotta giusta da un punto di vista libertario e secondo i principi della prasseologia?

Il diritto è parte della scienza dell’azione umana ed analizza il comportamento da un punto di vista della sua doverosità. Soccorrono quindi i concetti giuridici del dolo e della colpa. Chi, sapendo di essere infetto, vada deliberatamente a infettare qualcun altro allo scopo di nuocergli sarà certamente responsabile di un’aggressione e subirà la legittima difesa di colui che sia stato aggredito o la punizione per un atto che costituisce una lesione dell’incolumità fisica altrui. Che accade, invece, se il contagio è il frutto di negligenza o incoscienza? Le due situazioni soggettive che possono darsi sono quelle della colpa e del dolo eventuale. In quest’ultimo caso qualcuno compie un atto pericoloso sapendo di poter nuocere agli altri, ma accettando tale evento senza curarsi di adottare misure idonee ad evitare un’aggressione alla altrui incolumità. Ad esempio: esco di casa sapendo di essere infetto e non adotto alcuna cautela per evitare il diffondersi della malattia e disinteressandomi delle conseguenze della mia azione che accetto come possibili o probabili. Nel diritto penale il dolo eventuale è vicino al dolo vero e proprio cioè l’azione compiuta di proposito. Anche in questo caso, da un punto di vista libertario, non è dubbia la possibilità sia della legittima difesa sia della punizione.

La questione più delicata, però, è quella concernente la colpa, ossia la condotta negligente. Moltissimi pensatori libertari, complice, forse, il fatto che essi non avevano una formazione giuridica, hanno tralasciato di approfondire il concetto di colpa, sebbene il comportamento negligente e incauto possa essere causa di un’aggressione esattamente come quello doloso. La definizione romanistica della diligenza e, di converso, della colpa, era connessa al tipo ideale del bonus paterfamilias, ossia del cittadino non soggetto alla potestà di alcuno, in grado di gestire una familia cioè un complesso di beni e di persone legate anche, ma non solo, dal vincolo di parentela. Ebbene, il grado di diligenza richiesta era, appunto, quella del bonus paterfamilias: nella gestione delle cose altrui, sia in ambito contrattuale che in ambito extracontrattuale, si richiedeva la stessa cautela che avrebbe adottato per le proprie cose la figura astratta del bonus paterfamilias ossia un soggetto ragionevole che agisca nell’interesse proprio e dei membri della sua famiglia. È interessante notare come la diligenza e il suo opposto, la colpa, siano strettamente legati per i romani con il concetto di proprietà. Quella altrui va tutelata con la stessa cautela adottata per la propria. Questo è il significato profondo del principio romanistico del suum cuique tribuere, cioè del riconoscere l’inviolabilità del diritto di proprietà, base dell’intero ordinamento giuridico. Il primo e fondamentale oggetto della proprietà privata è anzitutto il proprio corpo.

Ora, qual è il grado di cautela esigibile da ciascun membro di una comunità, fino a che punto deve spingersi la tutela della proprietà altrui attraverso apposite norme di cautela? Il concetto di colpa dimostra come, una volta fissati alcuni canoni generali come il principio di non aggressione, le soluzioni ai problemi derivanti dalla convivenza possono essere molto diverse, tanto da far prevedere facilmente che, se lasciati liberi, gli esseri umani costituirebbero comunità molto diverse l’una dall’altra. La colpa, infatti, e le connesse regole di cautela incidono direttamente sul concetto di rischio.

L’essere umano vive in un mondo caratterizzato dalla scarsità. Si tratta della condizione umana fondamentale dalla quale emerge di necessità l’assioma dell’azione umana. Poiché i mezzi sono scarsi, è necessario per ciascuno agire, cioè compiere scelte nel tentativo di realizzare un risultato migliore del punto di partenza. Il mezzo che per definizione non solo è scarso, ma la cui limitatezza non è nemmeno stimabile è il tempo. Sappiamo che è limitato, ossia che il nostro agire sarà necessariamente interrotto dalla morte, ma non sappiamo né come né quando il tempo verrà definitivamente meno.

Ogni azione implica necessariamente un costo nel senso che ogni scelta implica che i mezzi utilizzati per il raggiungimento di un determinato fine dovranno necessariamente essere distolti da altri possibili fini. Inoltre, ogni scelta comporta la consumazione di una parte del tempo limitato che è dato a ciascuno di noi. Ogni scelta è connessa altresì con l’assunzione di un rischio, ossia con la possibilità che un evento imprevisto o imprevedibile possa determinare un danno alla persona, al tempo ed ai beni materiali costituenti la proprietà. Il danno temporale definitivo è la morte. Ora, ci sono molte attività umane che comportano sempre l’assunzione di un rischio letale e che nondimeno sono compiute perché la soddisfazione attesa dallo svolgimento di tali attività costituisce un bilanciamento sufficiente al rischio di morire. Gli esempi sono molti e spesso anche banali. Dalle attività ludiche e sportive all’assunzione di sostanze come alcool, fumo e droghe al trasporto aereo, terreste o marittimo, all’uso di apparecchiature pericolose sino all’assunzione di farmaci, l’elenco è lunghissimo e dimostra come normalmente gli esseri umani accettino il rischio della morte come parte della vita e come questo rischio non abbia mai avuto l’effetto di paralizzare il compimento di azioni dalle quali ci si attendono, a torto o a ragione, effetti positivi.

Ciascuno è proprietario del proprio corpo, onde l’evidente illegittimità di ogni norma che impedisca lo svolgimento di attività pericolose per l’agente stesso. Le proibizioni, ad esempio, dell’assunzione di sostanze stupefacenti, sono evidentemente un’aggressione contro la proprietà di sé stessi e non dovrebbero essere mai ammesse in una comunità libera. Ognuno è arbitro dell’uso del proprio corpo e, di conseguenza, è libero di decidere anche il compimento di azioni nocive o pericolose. Poi ci sono categorie di azioni che possono ipoteticamente cagionare danno non solo a chi agisca, ma anche ad altre persone ignare e non partecipi della libera scelta dell’agente. L’esempio più evidente è quello della guida. Chi si metta alla guida ubriaco o raggiunga velocità che non gli consentono di controllare il mezzo mette a repentaglio non solo la sua vita, cosa che potrebbe fare in perfetta legittimità, ma può ipoteticamente danneggiare altri che, quindi, subirebbero nolenti la sua scelta e il danno che questa comporta. Parte del rischio che è insito in qualsiasi azione umana è rappresentato dalle azioni degli altri, che sono per definizione imprevedibili e che potrebbero nuocere all’agente. Il rischio, ossia la potenziale aggressione rappresentata da condotte sconsiderate, può legittimare la legittima difesa di coloro che siano esposti a tale minaccia.

Di qui la necessità di stabilire un sistema di cautele, ossia di norme di azione la cui violazione possa essere ritenuta da una comunità la fonte di un rischio intollerabile e che, di conseguenza, possano essere connesse con l’irrogazione di sanzioni o con l’impedimento forzoso dello svolgimento dell’attività pericolosa, ossia con l’esercizio del diritto di autodifesa. Nell’esempio della guida il proprietario della strada ben può esigere il rispetto di norme di condotta (in materia di velocità, uso di sostanze alcooliche e simili) la cui violazione può essere intesa come minaccia e, di conseguenza, una violazione del principio di non aggressione. Ugualmente una comunità libera potrebbe proibire la sperimentazione con esplosivi, sebbene ciò avvenga all’interno della proprietà privata, se la possibile esplosione potesse danneggiare i proprietari circostanti. Nonostante l’elaborazione di principi generali utili come quello romano del bonus paterfamilias è evidente come comunità diverse potranno, anche nel corso del tempo, sviluppare norme di cautela diverse a seconda della loro diversa sensibilità al rischio. La norma, in questo senso, deve essere cercata e trovata di volta in volta e prodotta dall’incontro del fatto – il caso concreto – con i principi generali in un’ottica cara al pensiero di Bruno Leoni.

Può una comunità, a fronte del rischio rappresentato dal diffondersi di una malattia infettiva, scegliere di mettere in quarantena tutti coloro che le appartengano, ritenendo intollerabile il rischio della diffusione del contagio e sacrificabile la libertà di movimento e di azione di ciascuno, senza che ciò costituisca una violazione del principio di non aggressione? Sino a quando, in altre parole, una simile misura può essere ricondotta al concetto della legittima difesa?

Ecco che, così impostata la questione, la soluzione non appare difficile. Chiunque deve essere libero di disporre del proprio corpo e, quindi, di esporsi al contagio, finanche rischiando la vita, poiché ciò costituisce un’azione che mette a rischio solo l’incolumità dell’agente. Un divieto generalizzato di circolazione e una quarantena forzata sono, dunque, misure certamente illegittime e assunte in violazione del principio di non aggressione, a meno che non siano accettate da ciascuno, ossia a meno che non poggino sull’unanimità dei consensi. È perfettamente ovvio, infatti, che così come ciascuno è libero di esporsi al contagio e al rischio, così ognuno è altrettanto libero di evitarlo e chiudersi, quindi, in casa per evitare di entrare in contatto con gli infetti o con coloro che potrebbero esserlo.

D’altro canto, una comunità potrebbe scegliere di adottare regole di cautela che vietino agli infetti di circolare al fine di evitare il rischio che essi possano contagiare gli altri. Qui la determinazione del punto di equilibrio tra la tutela della libertà individuale e quella dell’incolumità fisica non può riposare che su principi scientifici e di ragionevolezza. Affinché una comunità possa legittimamente difendersi dal rischio rappresentato dagli infetti occorre anzitutto valutare la contagiosità del morbo e la gravità della malattia. Quanto più alti siano entrambi i requisiti tanto più sarà giustificata una norma che imponga agli infetti di essere posti in quarantena.

Queste semplici considerazioni dimostrano l’evidente illegittimità delle misure assunte dal governo italiano e la loro insostenibilità da un punto di vista libertario. Tutti coloro, infatti, che non siano ammalati devono essere liberi di decidere se uscire di casa o meno poiché essi sono arbitri della propria incolumità. Gli unici che potrebbero subire un provvedimento restrittivo della libertà di movimento sono i malati poiché il loro isolamento è riconducibile al concetto di legittima difesa dei sani. Questa sembra essere la soluzione adottata al momento dal governo inglese, in linea con le ben più robuste tradizioni liberali del Regno Unito.

Come di consueto l’esistenza di uno stato rende i problemi più confusi e di difficile soluzione. Non solo, infatti, la costituzione italiana promette l’impossibile, e cioè il diritto dei cittadini ad essere sani, ma essa ha assunto su di sé l’onere di somministrare a tutti le cure mediche. Ecco allora che il comportamento della persona sana che si esponga volontariamente e liberamente al rischio del contagio assume una valenza diversa giacché si può argomentare che, laddove questa contragga la malattia, potrebbe poi pesare sul sistema sanitario statale con un onere aggiuntivo di prestazione di cure a spese di tutti i cittadini. È facile controdedurre che l’istituzione di un servizio sanitario forzoso costituisce una evidente aggressione della proprietà privata. Le cure mediche sono un servizio come tanti altri.

Nemmeno la presunta essenzialità delle cure per la sopravvivenza convince più di tanto, atteso che altri beni, come ad esempio il cibo, sono ben più essenziali ai fini dell’incolumità di ciascuno eppure sono saldamente nelle mani dei privati che sono in grado di offrire un servizio differenziato e adatto a tutte le tasche e a tutti i gusti. La situazione non è diversa con le cure mediche. Se il settore fosse lasciato al libero mercato – non a quello fortemente regolamentato dell’esempio statunitense che sovente viene opposto – vi sarebbero cure mediche per tutti e non assisteremmo allo spettacolo indegno di un paese che non è in grado di mettere a disposizione dei propri malati i posti di terapia intensiva che fossero necessari. Come disse Ronald Reagan con una frase che sembra attagliarsi perfettamente alla situazione attuale: “nel presente stato di crisi il governo non è la soluzione del nostro problema; il governo è il problema.”

Sorgente: CORONAVIRUS: IL CONTAGIO E IL PRINCIPIO DI NON AGGRESSIONE

Le radici della libertà economica – L’Opinione della Libertà


Al seguente link, pubblicato da “L’Opinione della Libertà”, potrete leggere l’intervento integrale con cui il Professor Lorenzo Infantino ha aperto, lo scorso 15 febbraio, l’Assemblea Costitutiva del movimento politico “Liberisti Italiani” presieduto da Andrea Bernaudo.

Sorgente: Le radici della libertà economica

 

Crossfluence – Crowd-Funding.cloud


Anche crowd-funding.cloud da risalto all’iniziativa Crossfluence Srl

Crossfluence S.r.l. è una società costituita il 17 ottobre 2017 con lo scopo di realizzare una piattaforma dove i possessori di brevetti inutilizzati, sia essi persone fisiche che Società, Enti e Istituzioni, propongono la vendita e/o l’utilizzo degli stessi a terzi Soggetti interessati.

Sorgente: Crossfluence – Crowd-Funding.cloud

Hotel Pensiero DiVino – Extrafin


L’Hotel Pensiero DiVino si trova a Casal Velino, borgo di pescatori e contadini, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, tra il mare e le dolci colline di Casal Velino a 3 km dal mare, compreso nel tratto di costa tra PAESTUM e PALINURO. Casal Velino circondato da verdi uliveti è adagiato sulle colline che si affacciano sul golfo di Velia. In posizione panoramica con vista che spazia da Marina di Casal Velino fino al promontorio di Capo Palinuro.

Crossfluence.com


Parte da Castions (PN) la prima “fabbrica di imprese” del Friuli Venezia Giulia!

Il principio è proprio quello della fabbrica, materie prime, catena di montaggio, semilavorati e prodotti finiti; dove la materia prima è rappresentata dalla proprietà intellettuale, i semilavorati e i prototipi rappresentati dai brevetti e i prodotti finiti rappresentati dalle Imprese.

CROSSFLUENCE SRL non è né un incubatore di imprese, né tanto meno un acceleratore, si tratta di una piattaforma atta ad accogliere brevetti inutilizzati da sfruttare per far nascere nuove imprese, nuove start-up innovative da lanciare sul mercato, da affidare a nuovi imprenditori intenzionati a mettersi in gioco, a lavorare in piena autonomia pur assumendosi tutti i rischi imprenditoriali.

CROSSFLUENCE SRL è una società costituita il 17 ottobre 2017 con lo scopo di realizzare una piattaforma dove i possessori di brevetti inutilizzati, sia essi persone fisiche che Società, Enti e Istituzioni, propongono la vendita e/o l’utilizzo degli stessi a terzi Soggetti interessati.

Purtroppo una notevole quantità di brevetti risultano “dormienti”, spesso dimenticati e senza prospettive. Questo rappresenta un grande spreco, poiché il vero motore dell’economia è proprio l’innovazione; molte idee, brillanti, innovative, con grandi potenzialità di business rimangono totalmente inespresse per la difficoltà o la scarsa capacità imprenditoriale da parte dell’inventore spesso non in grado di trasformare la sua invenzione in un prodotto, in un’attività da sviluppare!

CROSSFLUENCE.COM è un’ambiente all’interno del quale presentare il proprio brevetto tramite una descrizione, immagini, foto e, perché no, tramite un video

La CROSSFLUENCE SRL non si limiterà solo a fare da “bacheca” per chi vorrà sottoporre all’attenzione di potenziali soggetti interessati il proprio brevetto, ma in maniera particolare andrà a supportare il “giovane imprenditore” attratto dall’idea imprenditoriale oggetto del brevetto prescelto, sia nella fase di costituzione della Società che nella iscrizione nell’albo speciale delle start-up innovative; elaborerà un business plan e lo seguirà passo dopo passo anche nella ricerca di fonti di finanziamento e, perché no, di Soci interessati a “condividerne il potenziale business”.

Notevoli sono stati gli sforzi profusi a tanto altro bisogna realizzare, sottolinea l’amministratore unico Stefano Borean che, tra l’altro, ha deciso di condividere il proprio business con altre persone tanto che ha dato vita ad una campagna di Equity CrowdFunding atta a completare il capitale sociale necessario per ultimare gli investimenti previsti dal piano industriale.

La campagna è stata lanciata sulla piattaforma extrafunding.it, unica realtà nel settore dell’Equity CrowdFunding presente oggi nella regione Friuli Venezia Giulia.

L’8 dicembre sarà una data importante, conclude Borean, visto che l’esito della suddetta campagna costituirà il primo responso del mercato!


Se ne parla anche qui: Messaggero Veneto 05-10-2019

20191005 - Articolo messaggero

Debutta ExtraFunding, nuovo portale di equity crowdfunding, con il round di Crossfluence


La nuova piattaforma di equity crowdfunding, con sede a Udine, debutta sul mercato italiano con la campagna di un portale che dà nuova vita ai brevetti “dormienti”.

ExtraFunding, piattaforma di equity crowdfunding che aveva annunciato mesi fa il suo ingresso sul mercato (qui l’articolo di CrowdfundingBuzz), ha finalmente lanciato la sua prima campagna.

Si tratta di Crossfluence, una piattaforma dove i possessori di brevetti inutilizzati, sia persone fisiche che Società, possono proporli in vendita in licenza.

La campagna ha un obiettivo di minimo di soli €25.000 e uno massimo di €75.000 offerti al valore nominale del capitale che ammonta a €85.000 (qui la nostra scheda sintetica).

L’idea nasce dall’osservazione che una notevole quantità di brevetti risultano “dormienti”, dimenticati e senza prospettive. Un grande spreco, poiché molte idee brillanti e innovative, che magari potrebbero celare grandi potenzialità di business, rimangono invece totalmente inespresse, spesso per la difficoltà dell’inventore che non è in grado di trasformare la sua invenzione…

Sorgente: Debutta ExtraFunding, nuovo portale di equity crowdfunding, con il round di Crossfluence

… é online un nuovo progetto imprenditoriale, sei pronto a partecipare anche tu?


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AVETE BREVETTATO UN’INVENZIONE E VORRESTE VENDERLA O CONCEDERLA IN LICENZA PER TRARNE POSSIBILMENTE UN PROFITTO?

 

È partita la raccolta di capitale per la realizzazione di un progetto unico nella forma e nella sostanza; un progetto destinato alla creazione di una nuova impresa dall’idea di un terzo.

se vuoi partecipare anche tu alla campagna collegati al seguente link:
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La campagna CrowdFunding è gestita da:
ExtraFin Spa, Via Stiria, 45 – 33100 Udine – C.F. – P.iva IT02816470302
Autorizzata da CONSOB in data 05.07.2018 con delibera n. 20515 e iscritta al n. 30 dell’elenco gestori di piattaforme di CrowdFunding | Credits – FuturE-Shop

 

Business Forum Opportunity


Salone Impresa

PERCHÈ BUSINESS FORUM OPPORTUNITY

Imprese, imprenditori e società di servizi si incontrano per creare relazioni di valore e business concreti.

Nel corso dell’evento potrai incontrare fino a 100 realtà aziendali in una sola giornata di Business.

BFO

Business Forum Opportunity

1. È una Fiera del B2B: dove le imprese e gli imprenditori del Nord Est, e non solo, si incontrano per fare Business Matching.

2. È una Fiera del Networking: dove i professionisti e le società di servizi incrociano domanda ed offerta per creare relazioni di valore e business concreti.

3. È una Fiera del B2C: dove le imprese e gli imprenditori, i professionisti e le imprese di servizi possono conoscersi e trasformare la relazione in business.

Quando: Martedì 9 Luglio 2019

Dove: Russot Hotel – Via Orlanda, 4 – 30173 Venezia (VE)

Iscriviti: http://www.salonedimpresa.it/business-forum- opportunity/#iscrizione

5° Salone delle Micro e Piccole Imprese


Il Salone delle Micro e Piccole Imprese è una due giorni dove le imprese incontrano imprenditori e manager per realizzare nuovi business, aumentare il portafoglio clienti e, soprattutto per ampliare i prodotti e servizi in accordo con il mercato.

ExtraFin Spa invita a visitare il Salone che avrà luogo presso la Camera di Commercio di Treviso in Piazza Borsa, 3b dal 28 febbraio al 1 marzo 2019.

salone delle imprese